OSVALDO VALENTI E LUISA FERIDA

di | 9 de Novembre de 2010

Una storia “Sanguepazzo”
scrittore Marco Tullio Giordana si misura con la storia ,d’amore e di sangue della più celebre coppia d’attori del cinema di Regime:
Osvaldo Valenti e Luisa Ferida.

IL MIO PENSIERO
“Sanguepazzo”Ve lo consiglio !
C’é dentro una storia d’amore….
é sempre interessante,sviscerare a fondo una relazione umana qualsiasi sia la sua fine…triste o lieta!

Sangue Pazzo vuole raccontare la storia di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida,

i due attori fucilati dai partigiani il 30 aprile 1945, a Milano, per odio politico.

Il film mi ha fatto riflettere,per come la vita di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida è stata presentata

e per quanta “fantasia” c’è stata da parte del regista,per intrecciare una storia.

Forse di storico ha solo i corpi sventrati dai mitra partigiani dei due attori.

Ma non importa ,ciò che importa, ancora una volta, è il messaggio.

Serve per ricordare l’eroismo dei partigiani ,

serve per ricordare che il fascismo uccideva per uccidere, senza un motivo.

il “sanguepazzo” non é

di Osvaldo Valenti e di Luisa Ferida

ma quello di un Paese alla deriva,

Loro furono solo due delle centinaia e centinaia di corpi che transitarono,

in quei giorni di Maggio, per l’obitorio di Milano.

Vittime di una barbara follia politica ,di una vergogna “assoluta!”.

Un’orgia di sangue senza precedenti nella storia d’Italia.

Nadia

Libro da cui è tratto il film “Sanguepazzo”:

L’alba del 30 aprile 1945, cinque giorni dopo la fine della guerra, vennero trovati alla periferia di Milano i cadaveri di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, giustiziati poche ore prima dai partigiani.
Coppia celebre nella vita oltre che sullo schermo, Valenti e Ferida erano stati tra i protagonisti di quel cinema dei “telefoni bianchi” che il fascismo aveva incoraggiato. Il loro ruolo era quasi sempre stato quello degli “antagonisti”, incarnandosi di preferenza in personaggi negativi. Anche la loro vita privata era dominata dal disordine, entrambi cocainomani e sessualmente promiscui.
Quando il paese si spaccò in due dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943,
Valenti e Ferida risalirono al Nord e aderirono alla Repubblica di Salò. Si stabilirono prima a Venezia, dove girarono fortunosamente qualche film, poi a Milano dove – arruolati in una banda di torturatori – si dettero alla borsa nera… Perlomeno queste erano le voci.
Consegnatisi ai partigiani pochi giorni prima della Liberazione, i due negarono ogni addebito. Valenti giustificò i suoi traffici col bisogno continuo di stupefacenti, smitizzò le presunte malefatte attribuendole alla diffamazione e all’invidia.
Il Comitato di Liberazione pretese invece una punizione esemplare. Ferida e Valenti avevano prestato il loro fascino al regime, collaborato coi tedeschi, seviziato patrioti. Si erano sempre vantati della loro vita scandalosa, mostrati orgogliosi della loro dubbia fama. Che lo avessero fatto per narcisismo, per leggerezza, per alimentare il mito degli artisti maledetti, poco importava.
Dovevano pagare, dare il buon esempio a tutti.
Così cala il sipario su quei due attori dal talento innegabile; Valenti nel ruolo del villain astuto e crudele, Ferida in quello della donna perduta.

Chissà che alle dicerie che li rovinarono non abbiano contribuito proprio i film

che negli anni d’oro ne avevano costruito la leggenda,

proprio quei personaggi riprovevoli tante volte incarnati sullo schermo.

……………

Il regista Giordana intervistato su quel film sugli anni bui di Salò, osannato da alcuni quanto criticato da altri ha detto:

«I film che non lasciano indifferenti sono quelli che rimangono nel tempo nella memoria degli spettatori.

Io credo di aver dimenticato quasi tutti i film belli, carini, ma insulsi dai quali non mi sono sentito toccato.

Ricordo molto bene, invece, quelli che hanno fatto violenza alle m