IL BUIO NELL’ANIMA DI PETER MANERO

di | 25 de Maggio de 2010

In memoria di Anna Politkovskaija, (1958-2006) la giornalista uccisa che ha osato sfidare i poteri forti, ho voluto presentare ad un concorso letterario un racconto a tinte noir, che come mi accade da vent’anni anni a questa parte, è risultato “incompreso”. Ho voluto riproporlo in versione più succinta dell’originale, rimanendo inalterata la filosofia per il quale è stato scritto. Le vicende private della Politkovskaija che ho tracciato, comprese quelle di Litterio Diomede, sono frutto della mia immaginazione, ma le indagini che stava portando, sono reali. Per ovvi motivi, ho preferito usare nomi fittizi.

Che significa “piangere sui diritti umani”? Ma non occorre piangere sui diritti umani. Bisogna semplicemente incontrarsi, non solo con Kadyrov, ma anche con le persone che hanno sofferto per le azioni militari di Kadyrov. Non sto esagerando, ma hanno sofferto veramente, in modi diversi: i loro familiari sono stati uccisi, torturati costretti a scappare. La maggioranza di queste persone erano rispettabilissime. Io ne ho conosciuti molti. E adesso, sul mio tavolo da lavoro, ci sono due fotografie. Sto conducendo un’inchiesta. Riguarda le torture effettuate nelle prigioni segrete di Kadyrov oggi e in passato. Persone che sono state sequestrate dagli uomini di Kadyrov per un motivo del tutto incomprensibile. Sono sparite semplicemente perché organizzavano public relations. Voglio dire che, queste persone rapite, le cui fotografie si trovano sul mio tavolo di lavoro (uno di loro e’ russo e l’altro e’ ceceno) sono state presentate, come se fossero guerriglieri, con i quali gli uomini di Kadyrov avrebbero condotto una battaglia nel villaggio di Aleroj. Questa e’ una storia conosciuta, che è circolata sui nostri teleschermi, alla radio e sulle pagine dei giornali. Mentre Kadyrov rilasciava un’intervista, di fronte alle telecamere dei canali governativi e non, sullo sfondo comparivano i presunti guerriglieri sconfitti; invece, in realtà, tutte quelle persone erano state radunate, sequestrate e uccise. Anna Politkovskaja , 05/10/2006 ultima intervista su Radio Svoboda

Il buio nell’anima

La nuvola sollevata dall’incessante boccheggio di un sigaro aveva reso irrespirabile l’aria all’interno di un piccolo ufficio, dove un individuo vi era seduto, intento com’era, a fissare l’immagine apparse sullo schermo del suo notebook: era una foto in jpeg di due militare ai lati ed un uomo, mezzo nudo, steso per terra davanti a loro.

disse fra sé Sul lato sinistro della scrivania, vi stava la pagina di un quotidiano, e una foto in grande in prima pagina di un uomo, con un’espressione sorniona. L’uomo picchiettò con l’indice sinistro la foto e sbottò:

Ingrandì la schermata, mentre si visualizzavano circa una ventina di files jpeg, che sfogliava lentamente: si soffermava su ognuno di loro come dei flashback di un film dell’orrore. Fu davanti all’immagine di alcuni bambini, che l’uomo si coprì entrambi gli occhi con una mano.

Si fermò un attimo fissando un’altra foto dove si vedeva in posa un uomo con meno di quaranta anni, impettito come una statua. Concluse:

<...e la Cecenia di Radassimov.>

Un suono seguito da un’icona sulla barra di stato lo avverti di un e-mail. Lesse ad alta voce:

Picchiò il piano della scrivania con una tale violenza da fare sobbalzare notebook e attrezzature collegate. Raggiunse quel condominio dove fu sommerso da decine di presenti, il portone dello stabile transennato, l’ambulanz