KEN SARO-WIWA

di | 22 de Febbraio de 2010

POESIA di Ken Saro-Wiwa

La vera prigione

Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un’intera generazione
È il poliziotto che corre all’impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L’inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
È questo
È questo
È questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.

Nigeriano,poeta scrittore militante,
venne impiccato il 10 novembre 1995 dal regime militare del suo paese

Saro -Wiwa denunciò ennesimo crimine dell’imperialismo

è stato il suo impegno letterario a fare paura….

“Hanno ammazzato Ken Saro–Wiwa, uno scrittore, non un politico, non un guerrigliero, perché le sue idee mettono paura, sono pericolose e una multinazionale e un paese hanno paura di uno scrittore. Ken usava un’arma potente della letteratura africana, i racconti, che sapeva fondamentali nella vita di un africano perché i racconti possono salvare la terra.”

Con queste parole, che vibrano e colpiscono,
Roberto Saviano ha ricordato la figura del grande scrittore nigeriano Ken Saro–Wiwa, combattente per la libertà e “scrittore di parole giuste”, impiccato dal regime militare del suo paese il 10 novembre del ’95

Scrittore, drammaturgo, autore televisivo e teatrale, Ken Saro–Wiwa è da considerarsi fra le personalità più illustri del mondo della cultura nigeriana.

In aggiunta a tutto ciò, la sua vivacissima tensione politica lo ha portato a diventare un attivista e a battersi in una zona di mondo, il delta del Niger, dove il vivere quotidiano è fatica ardua, se non estrema addirittura.

Tramite il movimento denuncia lo sfruttamento del territorio e della sua gente da parte della multinazionale Shell;

ottiene un’incredibile risonanza internazionale ed un primo arresto, dal quale viene rilasciato senza processo.

Dopo altri due arresti, assieme a sei attivisti del Mosop, viene giustiziato dai militari – nonostante la ferma condanna e le mobilitazioni delle organizzazioni internazionali dei diritti umani – con l’accusa di aver tramato per l’uccisione di alcuni oppositori del Mosop.

A fronte delle numerose pressioni internazionali e di precise denunce, la Shell evitò il processo grazie ad un patteggiamento,
pagando ai suoi eredi una somma di 15,5 milioni di dollari, ammettendo implicitamente le proprie responsabilità.

I bellissimi racconti Foresta di fiori
di Ken Saro–Wiwa
sono l’arma potente, forse l’unica, con cui salvare la sua terra.
Una grande scrittura,le parole di un “giusto” che per la giustizia della sua gente
ha donato il suo bene supremo,la vita.

Il libro é uno spaccato senza veli su un pezzetto d’Africa. Una sorta di telecamera lasciata sempre accesa su un piccolo villaggio, Dukana, in cui la vita scorre sempre uguale a se stessa, senza grosse sorprese e con poche speranze, in un farsi e disfarsi dei giorni naturale quanto impossibile da mutare.

Vita che scorre nel caldo appiccicoso, lungo le strade sterrate e limacciose, in un territorio ostile, non del tutto plasmato dall’uomo, eppure già corrotto dalle scorie della modernità.
Modernità che non ha un dove ed è sempre un altrove: ad altri sono concesse fortune e ricchezze di quel petrolio che scorre